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L’autunno
di Renzi
Molti nemici molto onore
Il
presidente del consiglio oramai da diversi mesi è in un urto diretto con il
Parlamento. Non tanto per i voti di fiducia imposti alle Camere, una mala
prassi oramai divenuta consueta nell’azione di governo, quanto per una
riforma costituzionale che non convince le opposizioni. Fu il governo Amato,
nel 1999 a
imporre una riforma del titolo V a maggioranza e da allora tutto è ritenuto
possibile. Eppure mai era accaduto che una parte del medesimo partito del
premier fosse contraria alla proposta di riforma e che il premier fosse
costretto a puntare sullo sfascio dell’opposizione per avere i numeri
necessari. Questa è l’incredibile situazione che ci troviamo di fronte alla
riforma del Senato. Ed è ancora poco, perché sul piano sociale non è che i
rapporti del governo siano migliori. Solo mercoledì scorso il ministro
Poletti ha parlato di una riforma della previdenza non a costo zero per
ammorbidire i contrasti con il sindacato che minacciano un autunno caldo. Non
si può dire che lo scontro istituzionale e sociale giovi al governo, voti
delle regionali alla mano. L’onorevole Massimo D’Alema ospite
alla festa dell’Unità di Milano ha constatato che rispetto alle europee
dell’anno scorso, il Pd ne ha perso due milioni. È in questo contesto che il
premier ha pensato bene di alzare il tono di voce con l’Europa, anche in una
maniera piuttosto scomposta, accusando Bruxelles di soffrire colpi di caldo.
Il contenzioso è sulla tassazione. L’Unione europea consiglia di tagliare le
tasse sul lavoro, il premier italiano, a brutto muso, ha detto che lui fa
quello che gli pare. C’è da augurarsi che la manovra di stabilità sia a prova
di bomba, perché è proprio Bruxelles che a mesi dovrà dare il nulla osta i
nostri conti ed il cipiglio mostrato da Renzi non dovrebbe intimidire più di
tanto la
Commissione. Al contrario è probabile che ne accentui
l’intransigenza. L’autunno del governo rischia di essere un campo di
battaglia che avrebbe fatto invidia a Mussolini:
molti nemici molto onore. Tutti contro un premier alla ricerca di una qualche
sponda per completare il suo programma. Può darsi che davvero Renzi pensi
alle elezioni anticipate con cui si minacciano spesso i deputati più
riottosi. In questo caso, egli rischia di aprire lo scontro più grave, ovvero
quello con il Capo dello Stato. Con la Costituzione
vigente, è il presidente della Repubblica a sciogliere le camere, non il ministro Boschi. E come potrebbe sciogliere le Camere
di buon animo il presidente Mattarella con tutta la pressione che fin da ora
il governo tenta di mettergli addosso? Il capo dello Stato non è un uomo di
paglia e non si lascia certo strattonare come un pupazzo da un governo così
malconcio.
Roma, 3 settembre 2015
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